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Visualizzazione dei post da 2008

Treviso: preti di frontiera visti da un massone

L'intervista a don Claudio Miglioranza inserita nel volume "Memoria di realtà intraviste" , mi ha offerto lo spunto per rivolgere due domande ad un noto professionista trevigiano, iscritto alla loggia "Primavera" di Treviso. Nella diocesi di Treviso ci sono presbiteri impegnati in situazioni di frontiera, con un passato da preti-operai, che fanno fatica a confrontarsi con una Chiesa piramidale, con la gerarchia ecclesiastica... Gli uomini tutti d’un pezzo, quelli puri, non inclini alla mediazione, hanno sempre esercitato grande fascino ed attrazione su tanta gente, me compreso. Non vi è dubbio che costoro hanno delle credenziali enormi: la capacità di mettersi in gioco ed in discussione, il coraggio e la forza di assumere decisioni forti e coerenti con l’insegnamento del Vangelo. Il ruolo che questi uomini, da sempre, hanno esercitato nella Chiesa, è stato fondamentale. Accade, in qualsiasi contesto, che chi governa tende a distaccarsi dalla realtà e questi uomi

Il dialogo silenzioso

Ai lettori del blog propongo la testimonianza di don Claudio Miglioranza inserita nel volume "Memoria di realtà intraviste", a cura di Olivo Bolzon e Marisa Restello , Ogm editore 2008, pp. 120, euro 10,00. Anche questo volume è inserito nella collana "Questioni di identità" ed è distribuito dalla Tredieci di Ponzano Veneto (tel. 0422 440031 - fax 0422 963835). IL DIALOGO SILENZIOSO a colloquio con DON CLAUDIO MIGLIORANZA di Giulia Cananzi (1) [ don Claudio Miglioranza a San Vito d'Altivole, 26 agosto 2008 ] Dentro ma fuori. Con la parrocchia ma oltre la parrocchia; con la Chiesa ma ai suoi margini; con Dio ma attraverso gli uomini; tra la gente ma con gli ultimi; nella città ma alle periferie. Una vita non si può scandire in poche battute, eppure chi conosce don Claudio Miglioranza sa che questi sono i suoi orizzonti. È quasi naturale, quindi, aspettarsi di trovare la sua casa nel territorio di Castelfranco Veneto ma ai suoi confini, dispersa tra gli ultim

L'emigrazione in Val Mesolcina e Val Calanca tra il XV e XIX secolo

Pubblico una parte dell'intervista allo storico Cesare Santi inserita nel volume "Una memoria per gli emigranti" (v. post precedenti). Nell'immaginario collettivo degli italiani la Svizzera appare come un Paese che, nel bene e nel male, ha accolto un rilevante numero di emigranti, nostri connazionali, che lì sono riusciti a trovare migliori condizioni di vita per sé e per i propri cari. In realtà la Svizzera, che possiede un territorio in gran parte montuoso, è stata anche una terra matrigna e ha visto numerosi suoi abitanti partire per altri siti in cerca di fortuna. Il fenomeno dell'emigrazione che ha riguardato la cosiddetta Svizzera italiana, ovvero l'area etnica e linguistica che comprende il Canton Ticino e parte del Cantone dei Grigioni, è stato particolarmente forte tra i secoli XV e XIX. Nell'intervista che segue a Cesare Santi [1] l'attenzione è stata posta solo sui fenomeni migratori che hanno riguardato il Moesano, ovvero l'area del C

Presentazione del Diario al Palazzo della Provincia di Treviso

E’ stata molto buona l’accoglienza che il pubblico ha riservato a don Olivo Bolzon chiamato a presentare il suo libro intitolato “ Diario. Un prete della diocesi di Treviso racconta la propria esperienza lavorativa come spazzino nella città di Colonia nel 1964 ”. La manifestazione – svoltasi lo scorso 15 febbraio presso il palazzo della Provincia di Treviso – è stata promossa e organizzata dall’ente Provincia in collaborazione con l’Associazione Trevisani nel Mondo, Unione Triveneti nel Mondo, Associazione Editori del Veneto e dal giornale on line “Veneti nel Mondo”. Ad aprire i lavori è intervenuto l’assessore provinciale alla Famiglia e all’Emigrazione, Barbara Trentin , che ha mostrato apprezzamento non solo per lo stile letterario dell’Autore, ma anche “ per lo stile di personalità, per il suo amore e ricerca della novità, per il suo affrontare percorsi e strade nuove come quella dei ‹‹preti operai››, con la voglia di andare oltre gli schemi convenzionali, dell’abitudine

Val Poschiavo: una valle alpina nel mondo

Qui di seguito pubblico una parte di un saggio dell'antropologa Michela Nussio dedicato alla Val Poschiavo (Grigioni Italiano) ed inserito nel volume "Una memoria per gli emigranti" (vedi post precedenti). Anche le foto solo di M. Nussio. La Val Poschiavo non è sempre stata parte dell’attuale Svizzera. Durante l’epoca romana apparteneva all’XI Regio, dopo il periodo carolingio passò dapprima al vescovo di Como e poi ai Visconti di Milano. Dopo vari tentativi il vescovo di Coira [1] riuscì a sottrarla al Ducato milanese. Nel 1408 la valle entrò a far parte della Lega Caddea: da quel giorno il suo futuro fu principalmente legato alla storia grigionese e quindi svizzera [2] . La Val Poschiavo appartiene quindi soltanto geograficamente e culturalmente alla Valtellina. A partire dalle due guerre mondiali, infatti, con la perdita d’importanza dell’agricoltura, si è sempre più orientata economicamente verso la Svizzera tedesca [3] . È un distretto composto da due comuni, Br

Il "Diario" di Bolzon presentato a Castelfranco Veneto

Presentazione* del “Diario” di don Olivo Bolzon Quello che abbiamo tra le mani e che presentiamo stasera sembra un libro esile, dalla copertina muta, come si dice in gergo, uno di quei libri che quasi scompaiono in uno scaffale zeppo di libri patinati dalle copertine rutilanti di colori e ammiccanti nei titoli. In questo piccolo e sobrio oggetto le pagine occupate dal “Diario” di don Olivo sono un macigno che colpisce la coscienza di ogni uomo e donna che non sia insensibile a questa testimonianza di vita dentro la storia recente dell’umanità e della Chiesa. Un macigno strano, tuttavia, che colpisce e comprime ma che allo stesso tempo obbliga ad interrogarci, a rialzare la testa e riconoscere quale e quanta pressante attualità si possa leggere nell’esperienza di don Olivo, spazzino per due mesi a Colonia nel 1964. Alla fine della lettura, ho avuto netta la sensazione di una sorta di discesa negli inferi, illuminata, devo aggiungere, da squarci di straordinaria umanità e illuminata - an

Diario di un prete-spazzino trevigiano

Piccolo di mole, esattamente cinquanta pagine di testo, ma notevole per contenuto umano, spirituale e pastorale. Una cronaca asciutta, pungente, senza nulla concedere a divagazioni letterarie, o a descrizioni di ambienti e di luoghi, sia di quelli squallidi come i casermoni dove ospitavano gli emigrati di varie provenienze, sia quelli prestigiosi come la monumentale Cattedrale di Colonia. È come un succedersi di foto in bianco e nero in cui sono fissati i tratti essenziali dei personaggi e dei loro sentimenti. Il filo conduttore del "Diario" di don Olivo Bolzon in ogni sua pagina è l'idea, la passione, il desiderio ardente per "l'evangelizzazione dei poveri", con la constatazione dolorosa: "I poveri non sono evangelizzati". Alla pagina 42 scrive: "Sempre più ho coscienza della miseria in cui noi li abbiamo abbandonati e della necessità urgente per la Chiesa di evangelizzare i poveri. Non vedo però come". E a pagina 70: "Mi pare che q