Passa ai contenuti principali

Consolato italiano a Nizza, Lettera a Napolitano

Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,

Le scrivo in merito alla giornata di studio organizzata lo scorso 25 gennaio a Nizza dal nostro consolato su "La Contea di Nizza alla vigilia dell'Unità d'Italia: società e identità culturali".

Mi risulta che a tale importante appuntamento erano presenti relatori italiani e francesi in pari numero.

Tra i relatori anche il prof. Giulio VIGNOLI, docente all'Università di Genova, al quale sono stati concessi 5 minuti per un intervento da svolgere alle ore 14.

Durante il suo intervento il prof. Vignoli, autore di numerose pubblicazioni dedicate agli italiani nel mondo e alla città di Nizza, ha fatto anche un accenno alle persecuzioni da parte delle autorità francesi nei confronti dei nizzardi desiderosi di restare uniti all'Italia; in particolare il prof. Vignoli ha parlato anche di deportazioni, condanne all'esilio di intellettuali italiani, chiusura di giornali e scuole italiane. Tutti fatti che gli storici hanno già documentato. Ebbene, durante questo intervento, un funzionario del nostro Consolato si precipitava per interrompere bruscamente il prof. Vignoli, allontanandogli il microfono con estrema villania. Non so se il Console fosse presente o meno in sala al momento, comunque finora il prof. Vignoli non ha ricevuto scuse.

Le chiedo, Signor Presidente, di verificare quanto accaduto, e di intervenire con la Sua autorevolezza.

Sono spinto a farLe questa richiesta anche perché proprio in questi giorni sto leggendo il Suo libro "Una e indivisibile", e mi sto convincendo ancor più che non si può parlare di Unità d'Italia se non si riconosce l'alto prezzo pagato dai nostri connazionali della contea di Nizza, cosa da Lei anche accennata a pagina 53.

Con i migliori saluti e con la certezza del Suo intervento.

Carlo Silvano

Commenti

Dario Riccardi ha detto…
Una e indivisibile? Da quando? Che oltre ad essere divisa al suo interno...han lasciato pezzi per strada dappertutto (Nizza, Corsica, Savoia, Istria, Dalmazia, Malta...).
Carlo Silvano ha detto…
Ciao Dario, condivido la tua amarezza.

Post popolari in questo blog

Parliamo di Nizza e della sua italianità

Su facebook è attivo il gruppo "Nizza italiana" e, tra le varie discussioni, segnalo una lettera di un nizzardo che si firma Jo Musso, e la risposta del prof. Giulio Vignoli. Riporto le lettere così come sono state inserite dai loro Autori, senza toccare nemmeno una virgola. Attendo ulteriori contributi a questa costruttiva discussione. (Carlo Silvano) Il 15/12/2011 12.56, Jo Musso ha scritto: Jo Musso ha pubblicato qualcosa nel gruppo Nizza italiana .

Val Poschiavo: una valle alpina nel mondo

Qui di seguito pubblico una parte di un saggio dell'antropologa Michela Nussio dedicato alla Val Poschiavo (Grigioni Italiano) ed inserito nel volume "Una memoria per gli emigranti" (vedi post precedenti). Anche le foto solo di M. Nussio. La Val Poschiavo non è sempre stata parte dell’attuale Svizzera. Durante l’epoca romana apparteneva all’XI Regio, dopo il periodo carolingio passò dapprima al vescovo di Como e poi ai Visconti di Milano. Dopo vari tentativi il vescovo di Coira [1] riuscì a sottrarla al Ducato milanese. Nel 1408 la valle entrò a far parte della Lega Caddea: da quel giorno il suo futuro fu principalmente legato alla storia grigionese e quindi svizzera [2] . La Val Poschiavo appartiene quindi soltanto geograficamente e culturalmente alla Valtellina. A partire dalle due guerre mondiali, infatti, con la perdita d’importanza dell’agricoltura, si è sempre più orientata economicamente verso la Svizzera tedesca [3] . È un distretto composto da due comuni, Br

Luciano Danti, I ticinesi hanno il diritto di essere riconosciuti come italiani

LUCIANO DANTI , Noi Ticinesi abbiamo il pieno diritto etnico-culturale di essere considerati italiani intervista a cura di Carlo Silvano Col ticinese  Luciani Danti [1] , da anni promotore dell’italianità del Canton Ticino e del Grigioni, torno a toccare temi che riguardano la Svizzera che, come Stato, ingloba “quattro” etnie (tedesca, francese, italiana e ladina), così da comprendere come mai una parte della Lombardia, ovvero il Canton Ticino e le valli grigionesi Mesolcina, Calanca, Poschiavo e Bregaglia, rientrano da diversi secoli nei confini politici della Confederazione elvetica. Luciano Danti, per chi ama le tradizioni la Svizzera inizia il suo cammino come Stato nel lontano Primo agosto del 1291. È così? A questa domanda riporto le semplici - ma intense - parole dello storico Georges Andrey [2] , in un’intervista rilasciata diversi anni fa a “Swissinfo”. Secondo la tradizione, il 1° agosto 1291, i rappresentanti di Uri, Svitto e Untervaldo si riunirono sul p