Passa ai contenuti principali

Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni, letto da Sebastiano Parisi

"Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni" è un volume edito sia dalle Edizioni del noce che da Youcanprint e scritto da Carlo Silvano, presidente dell’"Associazione culturale Nizza Italiana", in prima linea per difendere e rivendicare l’antico e del tutto mai distrutto legame della città con la madrepatria.



Carlo Silvano è nato a Cercola nel 1966; sposato, con tre figli, si è laureato all’università Federico II di Napoli. Il suo impegno lo ha portato a scrivere diversi libri su temi diversi che vanno dall’usura alla religione, fino alla massoneria e ai detenuti nelle carceri. E’ socio inoltre dell’"Associazione trevisani nel mondo" e dell’associazione antiusura e antiestorsione "Arpa". In ultimo, il suo impegno per la realtà nizzarda l’ha portato a scrivere il volume di cui parleremo per l’associazione che presiede "Nizza Italiana".

"Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni" è un breve volume dove viene affrontato il tema dell’irredentismo e nello specifico della cultura italiana di Nizza. Dopo la prefazione dell’avvocato Agostino la Rana (vicepresidente di "Nizza Italiana"), si apre un’interessante nota introduttiva, molto utile a preparare il lettore alle tematiche che verranno affrontate. E’ inedita, quanto reale la definizione del neo-irredentismo che propone l’autore, andando a unire il desiderio e l’impegno di attivarsi affinché le questioni delle terre irredente vengano portate alla ribalta, con la vita di tutti i giorni, ovvero un buon comportamento nella società. Difatti, come l’autore sottolinea, alimentare gli stereotipi, spesso ipocriti, che hanno altri popoli riguardo gli italiani, serve solo ad allontanare ulteriormente le terre irredente dall’Italia, la quale, per poter davvero tornare una calamita per le regioni nostre per storia, cultura e geografia, deve assolutamente guadagnarsi il rispetto e l’importanza che le spetta.

"L’irredentismo, a ragione di quanto afferma Silvano, non può mai essere ghettizzato in una certa parte politica, solitamente quella fascista, ma deve essere un sentimento comune che abbracci tutti gli italiani. Non si parla difatti di scatenare guerre o di rivendicare improbabili regioni del mondo a noi estranee in vista di qualche progetto imperiale, ma del semplice stabilire una verità storica. Essere irredentisti al tempo della globalizzazione, dell’Unione europea e del mondialismo è davvero difficile ed’è chiaro che irredentismo fa rima con indipendenza, e quindi con un cambiamento della società e della politica estera ed economica nazionale; per questo l’Argentina di oggi con la sua attuale politica economica e di rivendicazione delle isole Malvinas potrebbe essere un faro anche per i neo-irredentisti italiani, che si ritrovano oggi a dover far rinascere dalla brace di un fuoco mai spento, quel sentimento comune che accompagnava ogni italiano fino alla drammatica fine dell’ultimo conflitto mondiale, che condannò per anni all’oblio questo sentimento" [n.d.a.].

Dopo questa dovuta e utile introduzione, si arriva alla storia nizzarda, descrivendo in modo breve, ma conciso, anche l’identità linguistica degli abitanti della Contea. Si arriva poi ai terribili fatti che portarono alla svendita della città con l’omonima Contea, con i retroscena e le poche inutili ma doverose opposizioni. E poi la francesizzazione, quel fastidioso e inesorabile processo che portò presto alla chiusura di ogni giornale italiano, alla fine dell’insegnamento dello stesso, quanto alla sostituzione dei toponimi e di ogni scritta, un criminale progetto che si ripeterà poi anche a Briga e Tenda, con il furto della Val Roia dopo la sconfitta italiana nella Seconda guerra mondiale. Un processo oramai compiuto, ma che evidentemente porta dei nervi scoperti per le autorità d’oltralpe, come si può capire dall’intervista al prof. Giulio Vignoli (molto attivo su queste tematiche, su cui ha scritto diversi libri), recentemente censurato durante un convegno a Nizza. Segue un’intervista ad Achille Ragazzoni (anch’egli un’autorità per questo campo) sui brogli del falso plebiscito che ci strappò Nizza e la Savoia.

A questo punto è riportata la poesia "L’eroina di Nizza", di Adriana Michielin, dedicata a Caterina Segurana, la leggendaria popolana nizzarda che infiammò i cuori dei difensori della città, guidandoli al vittorioso contrattacco contro i franco-turchi. Proprio su questa straordinaria figura è incentrato il saggio di Achille Ragazzoni che segue. Infine viene dato spazio alle altre terre irredente, ovvero: Svizzera italiana, Istria, Quarnero e Dalmazia, Pelagosa, Isole Ionie, Malta e Corsica. Viene brevemente riportata la storia di ognuna di queste nostre regioni usurpate, ponendo l’accento sulla comune discendenza etnica-storica-culturale e riportando le principali figure irredenti di queste terre.

"Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni" è un volume che dovrebbe leggere ogni italiano, specie i giovani, e per questo bisognerebbe portarlo nelle scuole. Nella sua brevità, riesce a inquadrare profondamente le tematiche trattate, dando al lettore che si sta interessando all’irredentismo, in modo immediato una certa quantità di nozioni che mai potrà trovare su alcun libro scolastico o di diffusione di massa; in tal modo l’input a scoprire di più e ad acculturarsi ulteriormente verrà da sé. Questo volume lo consiglio certamente, mi auguro sia il primo di una lunga serie.

(Sebastiano Parisi)


Per informazioni sul volume cliccare su Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni

Commenti

Post popolari in questo blog

Parliamo di Nizza e della sua italianità

Su facebook è attivo il gruppo "Nizza italiana" e, tra le varie discussioni, segnalo una lettera di un nizzardo che si firma Jo Musso, e la risposta del prof. Giulio Vignoli. Riporto le lettere così come sono state inserite dai loro Autori, senza toccare nemmeno una virgola. Attendo ulteriori contributi a questa costruttiva discussione. (Carlo Silvano) Il 15/12/2011 12.56, Jo Musso ha scritto: Jo Musso ha pubblicato qualcosa nel gruppo Nizza italiana .

Val Poschiavo: una valle alpina nel mondo

Qui di seguito pubblico una parte di un saggio dell'antropologa Michela Nussio dedicato alla Val Poschiavo (Grigioni Italiano) ed inserito nel volume "Una memoria per gli emigranti" (vedi post precedenti). Anche le foto solo di M. Nussio. La Val Poschiavo non è sempre stata parte dell’attuale Svizzera. Durante l’epoca romana apparteneva all’XI Regio, dopo il periodo carolingio passò dapprima al vescovo di Como e poi ai Visconti di Milano. Dopo vari tentativi il vescovo di Coira [1] riuscì a sottrarla al Ducato milanese. Nel 1408 la valle entrò a far parte della Lega Caddea: da quel giorno il suo futuro fu principalmente legato alla storia grigionese e quindi svizzera [2] . La Val Poschiavo appartiene quindi soltanto geograficamente e culturalmente alla Valtellina. A partire dalle due guerre mondiali, infatti, con la perdita d’importanza dell’agricoltura, si è sempre più orientata economicamente verso la Svizzera tedesca [3] . È un distretto composto da due comuni, Br

Luciano Danti, I ticinesi hanno il diritto di essere riconosciuti come italiani

LUCIANO DANTI , Noi Ticinesi abbiamo il pieno diritto etnico-culturale di essere considerati italiani intervista a cura di Carlo Silvano Col ticinese  Luciani Danti [1] , da anni promotore dell’italianità del Canton Ticino e del Grigioni, torno a toccare temi che riguardano la Svizzera che, come Stato, ingloba “quattro” etnie (tedesca, francese, italiana e ladina), così da comprendere come mai una parte della Lombardia, ovvero il Canton Ticino e le valli grigionesi Mesolcina, Calanca, Poschiavo e Bregaglia, rientrano da diversi secoli nei confini politici della Confederazione elvetica. Luciano Danti, per chi ama le tradizioni la Svizzera inizia il suo cammino come Stato nel lontano Primo agosto del 1291. È così? A questa domanda riporto le semplici - ma intense - parole dello storico Georges Andrey [2] , in un’intervista rilasciata diversi anni fa a “Swissinfo”. Secondo la tradizione, il 1° agosto 1291, i rappresentanti di Uri, Svitto e Untervaldo si riunirono sul p