Qui di seguito propongo una breve intervista al dott. Giorgio Tribbioli, il quale ricorda lo zio ed alpino Arturo Baldo, nato a Tenda quando questo comune faceva parte dell'Italia, e disperso in Russia durante la Seconda guerra mondiale. “La Campagna di Russia – afferma Giorgio Tribbioli – è stata una grande tragedia e gli italiani di oggi dovrebbero imparare a considerare il presente come un luogo di pace, senza dimenticare, però, che anche attualmente le guerre non sono mai finite e continuano a spargere sofferenza e distruzione ovunque”.
Qui di seguito una foto di Arturo Baldo in divisa da alpino. Segue una foto di Giorgio Tribbioli quando era bambino e poi una foto di alcuni alpini della divisione "Cuneense". Infine la copertina di un libro a firma di don Giorgio Biasutti, cappellano militare in Russia durante l'ultimo conflitto mondiale.
Dottor Giorgio Tribbioli, lei hai avuto un zio che è stato alpino e ha combattuto in Russia durante la Seconda guerra mondiale…
Sì, si chiamava Baldo Arturo ed era uno dei fratelli Baldo, figli di Carolina Cerrina e di Baldo Basilio, i miei nonni materni. I miei zii erano: Arturo, Giovanni, Carlo e poi c’erano mia madre Agnese e Giulio Giubergia. Quest’ultimo era il figlio del primo marito di mia nonna…
Dove e quando è nato Arturo Baldo?So che è nato a Tenda nel 1917 e disperso in Russia, ed è stato un alpino nella Divisione Cuneense. Non ricordo notizie biografiche né posso ottenerle, non ho più mia nonna e mia madre, so solo che era molto attivo ed aveva fondato la "Banda musicale del paese", come si vede in una delle foto. In un’altra foto lo zio Arturo è con la fidanzata, che dopo la guerra lo attese invano. So che veniva a trovarmi, ma non ricordo niente, come non ricordo quasi nulla di mio padre, che era deceduto nel campo di concentramento di Flossenburg.
In una foto scattata quando lei era bambino, si vede un cappello da alpino sul suo capo...
Come ho appena detto, lo zio Arturo veniva sovente a trovarmi e giocava con me e mi metteva sulla testa il suo cappello di alpino e i suoi scarponi nei piedi, come si vede in una fotografia dove ci sono io, ma purtroppo non ho ricordi; per fortuna ho conservato le foto.
Oltre ad alcune foto di suo zio, possiede anche delle lettere scritte dal fronte?
Purtroppo non ho nessuna sua lettera scritta dal fronte.
In che regione della Russia hanno combattuto gli alpini della divisione Cuneense?
So che il 14 luglio 1942 il Corpo d'armata alpino scaricò le proprie divisioni in varie località sovietiche e la Cuneense fu lasciata fra Izjum e Uspenskaija.
In questi ultimi decenni tanti italiani sono stati in Russia per visitare i luoghi di guerra e i cimiteri che custodiscono le salme dei nostri caduti…
Penso che sia necessario conservare la memoria, ma non ho mai avuto la possibilità di rivivere la vicenda di mio zio Arturo, cosa che invece sono riuscito a realizzare per mio padre: sono andato, infatti, a visitare il campo di concentramento di Flossenburg dove era deceduto.
In una lettera che Palmiro Togliatti scrisse ad un suo collaboratore si parla anche delle sorti degli alpini catturati dai sovietici e tenuti prigionieri nei lager di Stalin. In sostanza Togliatti abbandonò a morte certa molti dei nostri connazionali…
La lettera di Togliatti è controversa, molti della sua parte politica la ritengono un falso, molti invece la ritengono vera. Io penso che rispecchi proprio la realtà.
In che modo, secondo lei, le nuove generazioni dovrebbero ricordare i caduti di tutte le guerre?
Un popolo senza memoria è come se fosse estinto, e sarebbe necessario ricordare tutti i caduti, mentre talvolta purtroppo si distinguono i caduti in buoni, degni di memoria, e cattivi, da dimenticare o disprezzare.
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