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Marisa Restello, don Olivo Bolzon è ancora con noi

 

Ricevo da Marisa Restello una sintesi di un incontro svoltosi a San Floriano di Castelfranco Veneto in memoria del sacerdote don Olivo Bolzon.

IL DONO MOLTIPLICATO:
DI NUOVO TUTTI INSIEME CON OLIVO A QUATTRO ANNI
DELLA SUA SCOMPARSA
 
C’è gioia in sala, è come parlassimo a un Olivo presente per metterlo al corrente delle cose nuove che stiamo vivendo.
Introduce fraternamente il parroco don Franco De Marchi, che fin dalla giovinezza aveva apprezzato lo spirito di ricerca di Olivo e la sua passione per il Vangelo. C’è poi la presentazione del libro di Carlo Silvano intitolato “Compagni di strada”: un'amichevole rassegna degli scritti di Olivo e di come sono stati accolti nel territorio.
Spontanei seguono poi gli interventi di amici e amiche del gruppo donne, del gruppo famiglie, dei vari gruppi per lo studio della Bibbia e del Vangelo nelle case, del gruppo di Sant’Andrea. E si coglie un sentire comune.
Nessuno immaginava che quel pomeriggio nella sala parrocchiale di San Floriano sarebbe arrivata tanta gente per ricordare Olivo. Ma lui era lì che ci aspettava uno per uno, e ne è valsa la pena. Tutti hanno ricordato il loro rapporto personalissimo con lui, anzi ognuno ha raccontato le attenzioni personali da lui ricevute. Come Olivo aveva loro insegnato a valorizzare l’Amore di Dio nella Vita quotidiana e a pregare con gratitudine. Chi aveva scoperto che Ecumenismo vuol dire amicizia e aveva amato la piccola cappella ecumenica. Chi aveva trovato nella Bibbia interconfessionale un linguaggio più famigliare, chi si era più coinvolto a favore degli immigrati, chi aveva vissuto con più consapevolezza e solidarietà il suo lavoro, chi aveva conosciuto la comunità di Spinea, chi aveva frequentato fin da ragazzo gli incontri sul Vangelo.
In particolare i ‘Giovani’ (alcuni già nonni) di Sant’Andrea oltre il Muson uniti fin da allora da una forte amicizia e che attualmente, sempre insieme, stanno costruendo un ospedale in Congo, in mezzo alla savana e dove sta già funzionando il reparto maternità.
Chi ricordava la gioia degli incontri sul Vangelo nelle famiglie. Chi gli incontri internazionali fatti con la parrocchia, che hanno allargato mente e cuore, creando amicizie che durano tuttora. Persone di ogni continente e di chiese diverse si incontravano in canonica, e ci si sentiva cittadini del mondo.
L’avvio era stato dato da poche frasi scritte da Olivo nel 1963 che rappresentano la Chiesa non come una struttura, ma come l’oasi, dove gli affaticati e stanchi trovano accoglienza, ristoro, slancio di ripresa. E poi, la lettura di alcuni versi della poesia che un amico ha scritto ai funerali di Olivo:
Ora che le candele/
sono state soffiate/
da questa brezza di Aprile/
provo una gioia inaspettata/
molto più profonda del vuoto che la circonda/
perché sento vivo il desiderio/
di una cosa essenziale:/
moltiplicare il dono/
che è stato dato a me/
Queste ultime parole hanno aiutato varie persone presenti all'incontro ad esprimere degli interventi, quasi un memoriale del cammino personale fatto dopo la morte di Olivo, e che proponiamo qui di seguito:
 
Primo intervento: “Su proposta di Olivo, un gruppetto di 8-12 persone avevamo letto continuativamente l’Antico Testamento nel giro di due anni. Ognuno si preparava durante la settimana nella parte scelta e poi la si commentava nell’incontro. Olivo era molto interessato a sentire e a valorizzare i nostri commenti ‘ruspanti’ e non ha mai fatto l’esperto anche se era una enciclopedia vivente e teneva conferenze a carattere religioso in tutta Italia”.
 
Secondo intervento: “Mi resta impresso che con Olivo si poteva discutere fino a battere i pugni sul tavolo, non ti metteva a tacere con la superiorità della sua conoscenza o l’autorità del suo ruolo, ti aiutava ad approfondire andando al di là della ragione e del torto. Lo conoscevo come compaesano, ma gli sono diventato amico nella formazione sindacale. Ero esasperato dalla mancanza di giustizia e desideroso di cambiare la situazione e Olivo mi aiutava ma mi diceva anche: ma tu che cosa ci metti di tuo? A che cosa sei disposto a rinunciare per migliorare le cose? Me lo chiedo sempre e cerco di vivere la fede nelle scelte concrete della vita. Era questo, penso, che ha portato Gesù alla Croce, il suo vivere e svelare la legge nel vero significato, sconfessando ogni fariseismo”
 
Terzo intervento: “Ci ha aiutato a vivere la fede nel mondo, camminando passo passo nella vita di ogni giorno, cioè a ‘vivere globalmente e agire localmente”.
Quarto intervento: "Aveva un grande amore per i documenti della Chiesa e sapeva spiegarli in modo semplice a tutti. Le sue prediche erano sempre semplici, fiduciose e legate alla realtà. Uscivamo di chiesa tutti contenti”.
 
Quinto intervento: “Ci sentivamo giudicate dalla chiesa, quasi che sulle donne pesassero doveri sempre più pesanti, ma nel ‘gruppo donne’ abbiamo ritrovato un senso di fiducia e di libertà. E poi Olivo difendeva i preti che, cresciuti lontano dalla famiglia, poco conoscevano il valore delle donne. E abbiamo ritrovato il nostro posto in famiglia e in comunità”.
 
Sesto intervento: “Leggendo il diario di Olivo si comprende quanto abbia sofferto quando è stato mandato in Belgio e quanto ha voluto bene ai migranti lontani dalla famiglia. Nella solitudine ha rafforzato l’intimo rapporto con Dio tanto da sentirlo sempre più vicino e questa è stata sempre la sua forza. Anche oggi il tema dei migranti scuote il nostro paese: Olivo ci ricorda che siamo chiamati ad accoglierli come nostri fratelli”.
Settimo intervento: “Caro Olivo la tua venuta a San Floriano è stata per me una primavera di cose belle che potevano sbocciare, è stata per me una meraviglia, sento tanta gratitudine. Hai seminato abbondantemente semi fecondi ed ora ci sono le piante Il cui compito è dare ossigeno e vita”.
 
Ottavo intervento: “Hai fatto sorgere il nostro gruppo quando Papa Giovanni Paolo II scrisse una lettera sul genio delle donne. Il gruppo è ancora presente come segno di amicizia e di aiuto reciproco nel comprendere e vivere la Parola di Dio”.
 
Nono intervento: “Era bello incontrarti, mi chiedevi subito notizie della mamma, della famiglia e dei nipotini…Mi manca molto la serenità e la gioia che provavo uscendo da casa tua”.
Don Claudio Miglioranza: “Eravamo un bel gruppo di amici preti con Silvio, Umberto, Olivo, Bernardo, Sandro, Luigino, ci incontravamo per lo studio del Vangelo ma eravamo anche molto presenti nei temi della pace, della cultura, della giustizia e del nostro territorio. Era molto bello, ora mi hanno lasciato quasi solo”.

Ultimo intervento: nel volumetto intitolato "Amici e compagni di strada”, l’autore ripropone l’esperienza di don Olivo come spazzino a Colonia nel 1964. La lettura mi provoca alcune riflessioni:
E’ un paradosso della fede: un prete va a fare il non prete per testimoniare la chiesa senza la chiesa. Ma ha toccato Dio con i suoi compagni di lavoro, nel grande amore per la vita in cui lo hanno coinvolto.
Lui che era abituato a ripetere la liturgia all’altare, lontano dalla vita, descrive la vita dei suoi compagni come una serie di riti: il mangiare, il fare un doppio lavoro senza amare troppo il lavoro, l’andare a donne, il comportamento con i capi tedeschi, lo scrivere alla famiglia, riti che compongono quasi una liturgia della vita.
La forza immensa dell’amore per la famiglia, che genera figli altrettanto attaccati alla famiglia, forza di vita. Speranza che non c’è più adesso che abbiamo tante sicurezze, mentre loro facevano una vita piena di speranza. Una grande fede nella vita che andava avanti nonostante i grandi sacrifici di vivere al freddo in confronto al calore della loro terra, l’usare gli avanzi nei confronti della genuina e anche ricercata cucina del Sud.
Gesù era andato proprio con i pescatori, con gente di nessuna importanza, anche gli spazzini di Colonia erano gli ultimi di ogni categoria, si vergognavano del lavoro che facevano, ma vivevano grandi valori.
Libro attuale perché ora neanche immaginiamo i valori che vivono i nuovi immigrati che arrivano da noi. Attualità per la chiesa e per la società da affrontare in contrapposizione agli stereotipi che abbiamo, tipo che i siciliani sono tutti mafiosi... che gli immigrati sono tutti delinquenti...
Abbiamo concluso l’incontro con la lettura del vangelo di Giovanni 17,6,21 ci parlava della necessità di moltiplicare il dono ricevuto.
 
San Floriano, 23 aprile 2022
 
Il volume "Amici e compagni di strada" si può reperire cliccando su Amici e compagni di strada

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