Passa ai contenuti principali

Dario Simonetti, in prima linea per difendere la nostra lingua e la nostra identità

 

(Dario Simonetti, presidente L'Italia Oltre i Confini)

Trieste – Lo scorso 29 ottobre si è svolto – presso la sede della Lega Nazionale – il secondo Congresso dell’Associazione culturale “L’Italia Oltre i Confini”. Buona la partecipazione di pubblico e tra i presenti anche il sen. Roberto Menia, promotore della nota Legge che ha istituito “Il giorno del Ricordo”. Al congresso sono intervenuti Luciano Danti (Associazione culturale "Goffredo Mameli"), Diego Redivo (ricercatore storico - Lega Nazionale) e Luca Bellani (presidente "Pro Patria"). 

Dario Simonetti, presidente dell’Associazione “L’Italia Oltre i Confini” mi ha rilasciato l’intervista che segue.  

Presidente Dario Simonetti, quando è nata e cosa si propone l'Associazione l'Italia Oltre i Confini?  

L’Associazione culturale “L’Italia Oltre i Confini” si è ufficialmente costituita a Trieste il 29 ottobre 2021. Lo scopo dell’Associazione è la valorizzazione della lingua, della cultura, dell'identità, della storia e della sovranità italiane, con attenzione principale, ma non esclusiva, ai territori italofoni non appartenenti alla Repubblica Italiana e all'italofonia nel mondo. 

(Luciano Danti, Associazione culturale "Goffredo Mameli")

Perché avete scelto la città di Trieste e la sede della Lega Nazionale per ospitare il Congresso?  

Trieste è la più "italiana" delle nostre città, nelle trincee del Carso si è formata e completata l’Italia Risorgimentale, l'Italia prefigurata da Dante Alighieri, quando ha riunito i dialetti italici, ne ha conferito dignità nazionale e ne ha fatto una nazione. A Trieste - ed anche a Trento evidentemente - la figura retorica della "Redenzione" è ancora più forte con il secondo e definitivo ritorno alla madrepatria nel 1954, non potrebbe esistere luogo più simbolico del martirio e del sacrificio del sangue italiano per edificare una nazione, la nostra nazione…

...E perché avete scelto la sede della Lega Nazionale?  

La Lega Nazionale è forse l'Associazione più importante e più simbolica di tale percorso nazionale, avendo da sempre rappresentato, difeso e sostenuto la difesa della lingua, della identità e pertanto della cultura italiana nelle terre irredente giuliano e dalmate che, per dimensioni geografiche e durata storica, rappresentano uno dei percorsi più significativi della “battaglia” per la difesa della identità nazionale.  

 (Diego Redivo, ricercatore storico)

Qual è stato il tema che avete scelto per il Congresso?  

Se si esclude il tema del nostro primo congresso fondativo, esclusivamente dedicato alla nascita della nuova associazione, dopo la proficua esperienza di quasi tutti i soci fondatori nel gruppo social “essere italofoni” che organizzava da anni convegni sulla lingua e cultura italiana A Trieste, presso la Lega Nazionale, il secondo congresso ha mantenuto il tema statutario della nostra nuova Associazione, cioè “la difesa e la valorizzazione della lingua e cultura italiana nei territori italofoni”, che sarà sempre e comunque il tema centrale dei nostri congressi, attorno al quale si svilupperanno, di volta in volta, le tematiche degli oratori. 

(Luca Bellani, presidente Pro Patria)

Nel corso dei lavori congressuali si è parlato della lingua italiana in Istria e in Dalmazia. In sintesi, com'è la situazione?  

Non buona, per nulla buona direi. Anche in base ai dati dei recenti censimenti della popolazione residente in Istria ed in Dalmazia, le comunità italiane sono in drastico calo di membri. Forse perché le nuove generazioni semplicemente si riconoscono in altre nazionalità, forse perché la madrepatria dopo averne cercato il voto - come italiani all'estero - per meri scopi elettorali, non percepisce il legame storico e culturale con le perdute terre irredente in modo così passionale, o basterebbe anche solo dinamico, forse perché semplicemente dopo più di settant'anni di sistematica distruzione delle tracce della cultura italiana, ben poco a livello di “sentirsi” italiano sia rimasto. Certamente vi sono incoraggianti segnali di qualche timida ripresa… 

Ad esempio?  

Come le scuole italiane e soprattutto i frequenti investimenti delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, nonché i finanziamenti statali di cui, però, non sempre si possono apprezzare le finalità e soprattutto i risultati. 

 (sen. Roberto Menia)

I presenti al Congresso hanno apprezzato molto l'intervento del sen. Roberto Menia che ha evidenziato la necessità di tutelare e promuovere la lingua italiana con apposito articolo da inserire nella nostra Carta costituzionale. Qual è la sua opinione?  

Ringrazio personalmente il senatore Roberto Menia per essere intervenuto al nostro Congresso ed aver “scaldato” i cuori di tutti i partecipanti. Finalmente una iniziativa politica che piace e soprattutto che propone concrete azioni in difesa della lingua e cultura italiana... 

È cambiato il vento politico italiano?  

È presto per dirlo, ma rispetto al negazionismo anche solo della tragedia giuliano-dalmata nel recente passato è veramente un segnale di discontinuità che non si può che apprezzare entusiasticamente. Per cambiare la Carta Costituzionale occorrono proposte legislative che coinvolgano ampie maggioranze parlamentari, è una sfida tosta, seria ed il risultato finale sarebbe notevole. 

(Gabriella Chmet, scrittrice)

Tra i relatori anche la scrittrice Gabriella Chmet: cosa si sente di evidenziare riguardo all’intervento di questa autrice?  

Gabriella Chmet è scrittrice istriana di notevole sensibilità e di grande trasparenza: la sua anima parla per lei, le pagine dei suoi libri traboccano di amore per le terre irredente, ma soprattutto per la lingua e la cultura italiana. Io sono onorato che abbia accettato il nostro invito a partecipare, perché Gabriella Chmet è la dimostrazione pratica che non tutto è perduto, che la strada per la difesa della lingua italiana nelle terre italofone è tracciata, che un cuore puro di amore per l'Italia farà sempre la differenza. 

In conclusione, come valuta i lavori di questo Congresso?  

Come presidente dell'Associazione sono entusiasta ed orgoglioso, credetemi c'è tanto lavoro, c'è tanta passione, c'è tanta energia profusa in questo congresso; i temi sono gli stessi che settimanalmente proponiamo sulla nostra Pagina Facebook e sul nostro Bollettino Bimestrale, invitiamo tutti gli innamorati della lingua e della cultura italiana a seguirci ed a partecipare ai contenuti… 

Nulla, allora, è definitivamente perso?  

Come ho ricordato nel mio discorso conclusivo del Congresso, oggi anche le nazioni che ospitano le vestigia e le testimonianze della cultura italica, scimmiottano per così dire i costumi e le usanze in questo caso romane, solo per fare cassa, solo per attirare turisti. Solo 20 anni fa sarebbe stato impensabile, Roma e Venezia ci parlano ancora dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Porgiamo ascolto. È anche la nostra storia. Viva L’Italia!

(a cura di Carlo Silvano)

_____________ 

Il presente blog è curato da Carlo Silvano, presidente dell'Associazione culturale "Nizza italiana" ed autore di numerosi volumi. 







Commenti

Post popolari in questo blog

Parliamo di Nizza e della sua italianità

Su facebook è attivo il gruppo "Nizza italiana" e, tra le varie discussioni, segnalo una lettera di un nizzardo che si firma Jo Musso, e la risposta del prof. Giulio Vignoli. Riporto le lettere così come sono state inserite dai loro Autori, senza toccare nemmeno una virgola. Attendo ulteriori contributi a questa costruttiva discussione. (Carlo Silvano) Il 15/12/2011 12.56, Jo Musso ha scritto: Jo Musso ha pubblicato qualcosa nel gruppo Nizza italiana .

Val Poschiavo: una valle alpina nel mondo

Qui di seguito pubblico una parte di un saggio dell'antropologa Michela Nussio dedicato alla Val Poschiavo (Grigioni Italiano) ed inserito nel volume "Una memoria per gli emigranti" (vedi post precedenti). Anche le foto solo di M. Nussio. La Val Poschiavo non è sempre stata parte dell’attuale Svizzera. Durante l’epoca romana apparteneva all’XI Regio, dopo il periodo carolingio passò dapprima al vescovo di Como e poi ai Visconti di Milano. Dopo vari tentativi il vescovo di Coira [1] riuscì a sottrarla al Ducato milanese. Nel 1408 la valle entrò a far parte della Lega Caddea: da quel giorno il suo futuro fu principalmente legato alla storia grigionese e quindi svizzera [2] . La Val Poschiavo appartiene quindi soltanto geograficamente e culturalmente alla Valtellina. A partire dalle due guerre mondiali, infatti, con la perdita d’importanza dell’agricoltura, si è sempre più orientata economicamente verso la Svizzera tedesca [3] . È un distretto composto da due comuni, Br

Luciano Danti, I ticinesi hanno il diritto di essere riconosciuti come italiani

LUCIANO DANTI , Noi Ticinesi abbiamo il pieno diritto etnico-culturale di essere considerati italiani intervista a cura di Carlo Silvano Col ticinese  Luciani Danti [1] , da anni promotore dell’italianità del Canton Ticino e del Grigioni, torno a toccare temi che riguardano la Svizzera che, come Stato, ingloba “quattro” etnie (tedesca, francese, italiana e ladina), così da comprendere come mai una parte della Lombardia, ovvero il Canton Ticino e le valli grigionesi Mesolcina, Calanca, Poschiavo e Bregaglia, rientrano da diversi secoli nei confini politici della Confederazione elvetica. Luciano Danti, per chi ama le tradizioni la Svizzera inizia il suo cammino come Stato nel lontano Primo agosto del 1291. È così? A questa domanda riporto le semplici - ma intense - parole dello storico Georges Andrey [2] , in un’intervista rilasciata diversi anni fa a “Swissinfo”. Secondo la tradizione, il 1° agosto 1291, i rappresentanti di Uri, Svitto e Untervaldo si riunirono sul p