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In ricordo di don Olivo Bolzon, Un incontro pieno di ricordi e di sorrisi

Da Marisa Restello ricevo e pubblico un resoconto di un incontro svoltosi a San Floriano di Castelfranco Veneto (Treviso) in memoria di don Olivo Bolzon (1932 - 2018).

Oggi sabato 22 aprile 2023 è la quinta volta che ci ritroviamo qui a San Floriano nel ricordo di don Olivo. C’è già stato un bell’incontro a Castelfranco la settimana scorsa, e quello di oggi era stato previsto come un semplice filò attorno a un focolare sempre acceso. Siamo un bel gruppo di parrocchiani con amici che vengono da Sant’Andrea dove don Olivo è nato e dove ha vissuto rapporti famigliari con tutti e specialmente con un gruppo di giovani che erano dei figli per lui; ci sono alcuni anche da Cornuda dove, appena ordinato, è stato mandato come Cappellano dei Lavoratori, un ruolo ancora sconosciuto nelle nostre zone. Alcune foto sul tavolo ricordano quei primi anni, quei primi passi di evangelizzazione del mondo del lavoro con le ACLI, l’associazione cristiana dei lavoratori italiani: alcune persone presenti daranno la loro testimonianza anche di quel suo primo impegno.

Don Franco De Marchi, nostro parroco, introduce l’incontro presentando don Olivo come un prete innamorato di Dio che dona la sua vita a Dio perché sia a completa disposizione dell’umanità, delle persone concrete che incontra. Sull’esempio di Gesù che si fermava accanto a quanti avevano bisogno e si faceva carico delle loro necessità.

Prete alternativo (magari ce ne fossero di più oggi), egli ha sperimentato la solitudine, l’incomprensione e l’esilio perché foriero di un pensiero profetico. Essere alternativi è precorrere la storia. Scomodo Cappellano del Lavoro a Cornuda, viene mandato a Bruxelles come assistente delle ACLI a livello internazionale. Partecipa al primo formarsi dell’Europa come un insieme di popoli, con a cuore il bene di tutti, specialmente dei più poveri ed esprime il timore che se sarà basata solo sui soldi, non porterà un reale progresso.

Critico a volte di certe strutture della Chiesa, egli è profondamente dentro la Chiesa come Comunione delle Diversità, e alla scuola del Prado cerca di vivere da prete povero, insieme con i poveri. Lo ricorda anche il diario di Colonia, dove lavora con gli spazzini, quai tutti italiani, in quella città.

Fin da seminarista Olivo si appassiona all’Ecumenismo e per tutta la vita vi lavora in un vitale desiderio dell’Unità tra le Chiese Cristiane e del Dialogo con le altre religioni. Molti dei suoi pellegrinaggi avevano questo carattere ed egli vi coinvolgeva parrocchiani ed amici. Ha collaborato per anni alla traduzione e poi alla diffusione della Bibbia Interconfessionale in Lingua Corrente a fianco del responsabile per l’Italia il pastore Renzo Bertalot. Ha costruito in parrocchia la piccola cappella ecumenica, sede di tanti incontri sul tema, e possibilità, anche per i ragazzi del catechismo, di uno sguardo d’apertura sulla varietà meravigliosa dei doni dello Spirito per la Comunione delle Diversità.

E’ stato infine un parroco alternativo e quanto mi piace questa parola. Nel desiderio di conoscere e di vivere insieme la Fede secondo il Vangelo, nel praticare le Carità sulla semplice base dell’amicizia e dell’accoglienza, nella sicura Speranza di pace e di giustizia per noi tutti esseri umani.

Il nostro Dio non è nell’alto dei cieli ma vive nella vita dell’umanità. Prendersi cura dell’umanità è pregare e lodare Colui che non si è tirato indietro dall’essere UMANO.

Ci lascia dunque l’eredità poliedrica ed entusiasmante che la nostra Chiesa sia:

  1. Fondata sul rispetto delle diversità nell’ottica evangelica

  2. Una Chiesa della preghiera che si applica nella relazione con gli ultimi di ogni tempo

  3. Una Chiesa capace di amicizia vera.

Ed è ciò che ho tentato di fare anch’io in questa parrocchia, sulla scia di Olivo: dare a tutti con abbondanza e con l’interpretazione attuale, la Parola di Dio.

Alfredo Bedin era un apprendista di quindici anni quando si è impegnato con don Olivo nelle ACLI in quei primi anni di Cornuda. (Ora è un nonno, un pensionato di 85 anni). La rabbia sorda provocata dalle ingiuste condizioni di lavoro, si trasformò in lui nel desiderio di lottare per la giustizia nella solidarietà con gli altri, frequentò la scuola sindacale di Firenze e divenne sindacalista con sempre maggiori competenze e responsabilità fino ai livelli nazionali. Ha raccolto in un libro la sua esperienza sindacale: “Il sindacato in vespa - La CISL passione e mestiere – Giulio Pastore Editore” e Olivo, amico da sempre, è stato ben felice di scriverne l’introduzione.


Giovanni Trinca anche lui appassionato sindacalista fin da giovane, raggiunge nella maturità la consapevolezza delle immani ingiustizie che ci sono nel mondo. L’arrivo dei migranti senza diritti e senza casa allarga la sensibilità del sindacato ai nuovi bisogni. Impegnarsi nella loro risoluzione comporta conoscere da vicino gli altri popoli, sentirli fratelli e sorelle, unirsi alla loro stessa ricerca di giustizia, “Uscire da se stessi – dice Papa Francesco – per ricevere il dono degli altri”. Questo suo cammino Giovanni lo racconta fedelmente perché altri possano seguirlo in diverse pubblicazioni e soprattutto nel suo ultimo libro: “Oltre i confini – Cierre Grafica – Sommacampagna Verona”

Marisa Restello interviene per osservare che alcuni documenti attuali della Chiesa, sembrano riprendere in questi ultimi tempi l’interesse per gli uomini e le donne che lavorano non solo come produttori di beni, ma in tutta la loro dignità di cooperatori alla creazione. Il lavoro di don Olivo con gli operai sottolineava sempre la grande dignità degli uomini e delle donne che lavorano proprio in questo senso. Nell’attuale consapevolezza della crisi ambientale che stiamo vivendo, questo fondamentale aspetto del lavoro può portare un grande contributo.


Giuseppe Michielin: oltre al video, ha preparato un intervento scritto come affettuoso ricordo di riconoscenza per la singolare vita di Olivo, vita intensa e tribolata e rivolgendosi direttamente a lui così scrive: “Come assistente delle ACLI hai condiviso le difficoltà degli emigranti italiani in Belgio, poi spazzino a Colonia nella misera abitazione degli altri spazzini italiani, oltre 130 persone. Mi dicevi che la chiesa deve essere a fianco degli emarginati e dei poveri e tu scrivevi per loro le lettere alle famiglie perché molti erano analfabeti. Avevi a cuore la dignità della persona che lavora, fin dall’inizio del tuo ministero, quando gli apprendisti venivano a chiederti come si legge il nastrino-paga.

Nel tuo impegno ecumenico hai accolto in parrocchia gruppi di persone di Chiese diverse e hai accompagnato poi i parrocchiani a conoscere altre Chiese sempre per approfondire conoscenze e creare legami di amicizia e di stima reciproca.

In parrocchia ricordo gli incontri sul Vangelo. Ci trovavamo nelle case, nei periodi di Avvento e di Quaresima, in preparazione delle Feste. E poi a casa tua per la lettura della Bibbia. Eravamo un bel gruppo, ci spiegavi con parole semplici i libri sacri e c’era una bella gara tra di noi per fare il riassunto settimanale su ciò che avevamo fatto.

Era bello incontrarti, mi chiedevi subito notizie della mamma, delle figlie e dei nipotini. Mi manca molto la serenità e la gioia che provavo uscendo da casa tua.

Il modo migliore per ricordarti, penso sia quello di continuare il tuo impegno, nel vivere la fede, leggendo i tuoi libri, continuando a studiare e a vivere secondo il Vangelo”.

C’è stato poi il video. (proiettato in sala dall’ingegnosa pazienza di Luca Mazzon), La prima parte presenta gli incontri fatti in occasione dei viaggi e pellegrinaggi ecumenici con Chiese Cristiane Protestanti e Ortodosse o del dialogo con altre Religioni. Don Olivo incoraggiava sempre parrocchiani e amici a partecipare perché non può esserci pace finché ci sono divisioni tra cristiani credenti nello stesso Cristo o divisioni tra creature umane che siamo “fratelli tutti” come dice papa Francesco.

Una seconda parte presenta momenti di festa nell’ottantesimo compleanno di Olivo e nella celebrazione del suo Anniversario di Ordinazione Sacerdotale. Noi partecipanti ci siamo rivisti più giovani di diversi anni, ma anche più pieni di sorrisi e di abbracci. Il virus vorrebbe farci dimenticare questi atteggiamenti ma noi che ne sentiamo invece forte la mancanza, facciamo del nostro meglio per riprenderli.


Ermanno De Biasio alla fine, ha sintetizzato così la nostra gratitudine a Bepi:

Grazie.

Questa sera ci hai regalato sogni ed emozioni d’altri tempi,

quando allegri e fiduciosi camminavamo con Olivo

a costruire insieme il Regno di Dio,

anche se non lo sapevamo”.


(Resoconto di Marisa Restello, riletto e approvato dagli autori dei singoli interventi)

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