Passa ai contenuti principali

L'esperienza di don Olivo Bolzon: una testimonianza preziosa sulla vita degli emigranti italiani

(don Olivo Bolzon, 1932-2018)

E' sempre attuale il diario di don Olivo Bolzon, un prete della diocesi di Treviso, che nelle pagine di un diario raccolse la sua insolita esperienza lavorativa come spazzino nella città di Colonia nel 1964. Questo volumetto di soli 80 pagine, intitolato "Diario", offre un'interessante testimonianza che invita alla riflessione sulla vita degli emigranti italiani e sulle sfide che affrontavano nel cercare un futuro migliore all'estero. Scritte inizialmente come una sorta di confidenza personale, le pagine del diario rappresentano ora una preziosa testimonianza di un periodo storico significativo. 

Durante il suo periodo a Colonia (luglio - agosto 1964), don Olivo si trasferì in un casermone abitato da altre 130 persone, condividendo la sua esperienza di lavoro con colleghi che non conoscevano la sua vera identità di sacerdote. Questo gli permise di immergersi completamente nel mondo operaio e di conoscere da vicino le lotte, le speranze e le difficoltà degli emigranti italiani. Lavori alienanti e monotoni, l'incertezza per il futuro e la diffidenza verso il clero sono solo alcuni degli aspetti che don Olivo ha affrontato durante il suo periodo come spazzino.

Il diario di don Olivo Bolzon racconta una storia di emigrazione che va oltre il semplice lavoro di spazzino. Attraverso le sue pagine, emerge la complessità e la ricchezza delle vite degli emigranti italiani, spesso costretti a lasciare le loro terre d'origine in cerca di una vita migliore. Don Olivo condivide le sfide quotidiane di quegli uomini e donne, evidenziando i valori profondi che li guidavano nonostante le difficoltà. 

Sebbene il "Diario" di don Olivo Bolzon sia attualmente reperibile solo in alcune biblioteche pubbliche, è il volume "Amici e compagni di strada" di Carlo Silvano che ne fa una riflessione ampia e approfondita. Grazie al volume ora menzionato, il diario di don Olivo viene portato all'attenzione di un pubblico più ampio, offrendo uno spaccato di un'epoca passata e aprendo la porta a nuove discussioni sulla vita degli emigranti italiani.

Il diario di don Olivo Bolzon rappresenta una testimonianza preziosa sulla vita degli emigranti italiani nella città di Colonia nel 1964. Le sue pagine offrono uno sguardo intimo e personale sulla condizione degli italiani che cercavano una vita migliore all'estero. La scoperta di questo diario, ha contribuito a portare alla luce una storia dimenticata, offrendo spunti di riflessione sul passato e invitando alla comprensione delle sfide affrontate dagli emigranti italiani.

Commenti

Post popolari in questo blog

Parliamo di Nizza e della sua italianità

Su facebook è attivo il gruppo "Nizza italiana" e, tra le varie discussioni, segnalo una lettera di un nizzardo che si firma Jo Musso, e la risposta del prof. Giulio Vignoli. Riporto le lettere così come sono state inserite dai loro Autori, senza toccare nemmeno una virgola. Attendo ulteriori contributi a questa costruttiva discussione. (Carlo Silvano) Il 15/12/2011 12.56, Jo Musso ha scritto: Jo Musso ha pubblicato qualcosa nel gruppo Nizza italiana .

Val Poschiavo: una valle alpina nel mondo

Qui di seguito pubblico una parte di un saggio dell'antropologa Michela Nussio dedicato alla Val Poschiavo (Grigioni Italiano) ed inserito nel volume "Una memoria per gli emigranti" (vedi post precedenti). Anche le foto solo di M. Nussio. La Val Poschiavo non è sempre stata parte dell’attuale Svizzera. Durante l’epoca romana apparteneva all’XI Regio, dopo il periodo carolingio passò dapprima al vescovo di Como e poi ai Visconti di Milano. Dopo vari tentativi il vescovo di Coira [1] riuscì a sottrarla al Ducato milanese. Nel 1408 la valle entrò a far parte della Lega Caddea: da quel giorno il suo futuro fu principalmente legato alla storia grigionese e quindi svizzera [2] . La Val Poschiavo appartiene quindi soltanto geograficamente e culturalmente alla Valtellina. A partire dalle due guerre mondiali, infatti, con la perdita d’importanza dell’agricoltura, si è sempre più orientata economicamente verso la Svizzera tedesca [3] . È un distretto composto da due comuni, Br

Luciano Danti, I ticinesi hanno il diritto di essere riconosciuti come italiani

LUCIANO DANTI , Noi Ticinesi abbiamo il pieno diritto etnico-culturale di essere considerati italiani intervista a cura di Carlo Silvano Col ticinese  Luciani Danti [1] , da anni promotore dell’italianità del Canton Ticino e del Grigioni, torno a toccare temi che riguardano la Svizzera che, come Stato, ingloba “quattro” etnie (tedesca, francese, italiana e ladina), così da comprendere come mai una parte della Lombardia, ovvero il Canton Ticino e le valli grigionesi Mesolcina, Calanca, Poschiavo e Bregaglia, rientrano da diversi secoli nei confini politici della Confederazione elvetica. Luciano Danti, per chi ama le tradizioni la Svizzera inizia il suo cammino come Stato nel lontano Primo agosto del 1291. È così? A questa domanda riporto le semplici - ma intense - parole dello storico Georges Andrey [2] , in un’intervista rilasciata diversi anni fa a “Swissinfo”. Secondo la tradizione, il 1° agosto 1291, i rappresentanti di Uri, Svitto e Untervaldo si riunirono sul p