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2. Messa in Vetus Ordo, "Lavami, Signore": il significato dell’aspersione all’inizio della Messa tridentina

 

"Lavami, Signore": 

il significato dell’aspersione 

all’inizio della Messa tridentina

 All’inizio della Santa Messa secondo il rito tridentino, il sacerdote può compiere l’aspersione con l’acqua benedetta, un gesto liturgico che ha un profondo significato spirituale e teologico. Questo rito, noto come Asperges, avviene prima della Messa vera e propria, in particolare la domenica, e rappresenta una purificazione simbolica del popolo di Dio prima di entrare nel mistero del Sacrificio Eucaristico. Le parole pronunciate durante l’aspersione (“Asperges me, Domine, hyssopo, et mundabor; lavabis me, et super nivem dealbabor”) sono tratte dal Salmo 50, il grande salmo penitenziale di Davide, e traducono il desiderio dell’anima di essere purificata da ogni peccato.

Il significato liturgico di questo gesto è chiaro: prima di entrare nel Santo dei Santi, occorre purificare mente e cuore. L’acqua benedetta, segno sacramentale del Battesimo, ci ricorda che siamo stati lavati dal peccato originale e inseriti nel Corpo mistico di Cristo. Il gesto del sacerdote che benedice i fedeli è un richiamo diretto alla misericordia di Dio, che continua a rinnovare la sua grazia in noi. Non si tratta di un semplice rito esteriore, ma di un invito alla conversione e alla preparazione interiore, affinché ogni fedele possa accostarsi all’altare con l’animo puro e disposto.

Il Vangelo secondo Giovanni ci ricorda che “se non ti laverò, non avrai parte con me” (Gv 13,8), parole rivolte da Gesù a Pietro durante la lavanda dei piedi. In esse risuona la stessa esigenza di purificazione, non solo corporea ma spirituale, per accedere alla comunione con Cristo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1668, insegna che le benedizioni hanno lo scopo di santificare le persone e di prepararci a ricevere la grazia dei sacramenti. L’acqua benedetta, in questo senso, è un mezzo attraverso il quale Dio ci tocca e ci prepara a partecipare con frutto al mistero eucaristico.

Riflettere su questo gesto all’inizio della Messa tridentina ci aiuta a riscoprire la necessità della purificazione del cuore e della mente, in un tempo in cui la sacralità e il senso del peccato sembrano sbiadire. È un invito a non accostarci superficialmente al Mistero, ma a farlo con timore, umiltà e fede viva. Ogni goccia d’acqua benedetta che ci tocca è una carezza di Dio, un richiamo alla nostra dignità di battezzati e un promemoria che, per vedere Dio, bisogna essere puri di cuore. (Carlo Silvano)


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