Pubblico una parte dell'intervista allo storico Cesare Santi inserita nel volume "Una memoria per gli emigranti" (v. post precedenti). Nell'immaginario collettivo degli italiani la Svizzera appare come un Paese che, nel bene e nel male, ha accolto un rilevante numero di emigranti, nostri connazionali, che lì sono riusciti a trovare migliori condizioni di vita per sé e per i propri cari. In realtà la Svizzera, che possiede un territorio in gran parte montuoso, è stata anche una terra matrigna e ha visto numerosi suoi abitanti partire per altri siti in cerca di fortuna. Il fenomeno dell'emigrazione che ha riguardato la cosiddetta Svizzera italiana, ovvero l'area etnica e linguistica che comprende il Canton Ticino e parte del Cantone dei Grigioni, è stato particolarmente forte tra i secoli XV e XIX. Nell'intervista che segue a Cesare Santi [1] l'attenzione è stata posta solo sui fenomeni migratori che hanno riguardato il Moesano, ovvero l'area del C
E' una collana editoriale che pone l’accento sull’identità culturale e sociale delle comunità erose dall'emigrazione. Se da un lato i flussi migratori generano un ulteriore impoverimento delle aree di partenza - private di potenziale forza lavoro - dall’altra, portano linfa a comunità che necessitano di risorse umane. Raccogliamo documenti e testimonianze di quanti hanno vissuto lontano dalla propria patria, per contribuire a realizzare un mondo dove tutti si sentano a "casa propria".