Alla libreria Costeniero di Castelfranco Veneto don Silvio Favrin ha presentato il terzo volume della collana "Questioni di identità" intitolato "Memoria di realtà intraviste" e curato da Olivo Bolzon e Marisa Restello (Ogm editore 2008, pp. 120, euro 10.00). I volumi della collana "Questioni di identità" godono del patrocinio morale dell'Associazione culturale "Nizza italiana".
Il volume contiene le interviste a cinque sacerdoti che operano in comunione con la Chiesa di Treviso: sono uomini che continuamente mettono in discussione il proprio modo di essere preti e di rapportarsi con gli altri. Sono uomini che non amano identificarsi in una casta e sono sempre pronti a mettersi in gioco. Sono anche persone concrete che hanno molto da raccontare perché sanno ascoltare gli altri e riflettono sulle parole dette...
Tanti sono i preti che possono esibire un curriculum degno di un geometra o anche di un ingegnere: leggendo dalla stampa cattolica i profili dei parroci che lasciano una comunità per un'altra o per andare in pensione, si evince come le migliori energie da essi profuse nel corso del loro ministero siano state destinate a restaurare campanili, a ristrutturare canoniche o capitelli agresti, a edificare oratori e a mettere a norma gli impianti della chiesa. I preti coinvolti in questa iniziativa editoriale, non hanno un curriculum del genere: pur operando in comunione con la Chiesa di Treviso, svolgono il loro ministero in una situazione che si può definire laica.
Come già scritto nel libro, la parola “laica” non è in questo contesto da intendere in senso anticlericale o politico, ma nel senso sociologico di una vita immersa nel quotidiano. Sono preti che vivono concretamente a fianco dei più deboli della nostra società, come don Claudio Miglioranza che abita con sette senegalesi di religione musulmana in un vecchio casolare della campagna di Castelfranco Veneto, oppure don Giuliano Vallotto, che pure offre gran parte del proprio tempo agli immigrati. C'è poi don Silvio Favrin che ha dedicato tutta la sua esistenza sacerdotale come malato tra i malati; don Umberto Miglioranza, che dopo diverse esperienze pastorali vissute in “trincea”, come accanto ai preti operai, si è prodigato per gli anziani, e don Fernando Pavanello, che dagli anni Settanta ad oggi è impegnato per dare dignità e un futuro a quanti vivono pesanti disabilità fisiche. Sono, insomma, preti che ognuno vorrebbe conoscere per avere un sostegno nella quotidiana fatica di credere che Gesù Cristo è anche il mio prossimo.
Il volume contiene le interviste a cinque sacerdoti che operano in comunione con la Chiesa di Treviso: sono uomini che continuamente mettono in discussione il proprio modo di essere preti e di rapportarsi con gli altri. Sono uomini che non amano identificarsi in una casta e sono sempre pronti a mettersi in gioco. Sono anche persone concrete che hanno molto da raccontare perché sanno ascoltare gli altri e riflettono sulle parole dette...
Tanti sono i preti che possono esibire un curriculum degno di un geometra o anche di un ingegnere: leggendo dalla stampa cattolica i profili dei parroci che lasciano una comunità per un'altra o per andare in pensione, si evince come le migliori energie da essi profuse nel corso del loro ministero siano state destinate a restaurare campanili, a ristrutturare canoniche o capitelli agresti, a edificare oratori e a mettere a norma gli impianti della chiesa. I preti coinvolti in questa iniziativa editoriale, non hanno un curriculum del genere: pur operando in comunione con la Chiesa di Treviso, svolgono il loro ministero in una situazione che si può definire laica.
Come già scritto nel libro, la parola “laica” non è in questo contesto da intendere in senso anticlericale o politico, ma nel senso sociologico di una vita immersa nel quotidiano. Sono preti che vivono concretamente a fianco dei più deboli della nostra società, come don Claudio Miglioranza che abita con sette senegalesi di religione musulmana in un vecchio casolare della campagna di Castelfranco Veneto, oppure don Giuliano Vallotto, che pure offre gran parte del proprio tempo agli immigrati. C'è poi don Silvio Favrin che ha dedicato tutta la sua esistenza sacerdotale come malato tra i malati; don Umberto Miglioranza, che dopo diverse esperienze pastorali vissute in “trincea”, come accanto ai preti operai, si è prodigato per gli anziani, e don Fernando Pavanello, che dagli anni Settanta ad oggi è impegnato per dare dignità e un futuro a quanti vivono pesanti disabilità fisiche. Sono, insomma, preti che ognuno vorrebbe conoscere per avere un sostegno nella quotidiana fatica di credere che Gesù Cristo è anche il mio prossimo.
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