NIZZA - “Vivo a Nizza dal 1983 e la sera del 14 luglio del 2016 ero al lavoro quando si è verificato un fuggi-fuggi generale: non si capiva perché la gente scappava e ho conosciuto la verità solo quando ho avuto occasione di vedere un telegiornale”. A parlare è Roberta Mare che, in questa breve intervista, racconta come ha vissuto il gravissimo attentato che circa cinque anni fa ha colpito la città di Nizza: le vittime furono 86 e 458 le persone ferite. “Per quanto mi riguarda - sottolinea la signora Roberta Mare - nessuno ha capito perché sia stata scelta la città di Nizza per compiere questa strage, e credo che tutte le comunità religiose abbiano manifestato il proprio dolore, come si è visto anche con gli omaggi fatti in occasione di un anniversario". Oggi, pur non dimenticando la gravità degli attentati, le persone sono molto preoccupate per il covid e occorre rilanciare tutte le attività economiche della città”.
Non è facile essere sereni anche perché dopo l’attentato del 2016, nel 2020 si è verificata una nuova strage.
“Non vivo nel terrore – aggiunge Roberta Mare –, e credo che i nizzardi abbiano tanta voglia di vivere”. Il 26 ottobre del 2020 si è verificato una nuova carneficina: un tunisino, infatti, dopo essere arrivato come clandestino in Italia era riuscito ad arrivare a Nizza e ad aggredire e uccidere tre persone, tra cui una giovane mamma di tre bambini, che si trovavano nella cattedrale della città.
“Credo – conclude Roberta Mare – che per arginare il terrorismo occorra da un lato avviare un maggiore impegno a livello culturale e istruttivo delle nuove generazioni, dall’altro controllare quelle che possiamo definire le “pecore nere” che sono particolarmente sensibili a certe radicalizzazioni. Con una maggiore istruzione si possono risolvere tanti problemi: Nizza, in fondo, ha certe particolarità positive che attirano tanti italiani che vengono qui per investire e lavorare”. (a cura di Carlo Silvano)
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